Sunday 4 June 2017

Storie Sociali (PARTE 2): le strisce a fumetti

Come ho già discusso in questo post, le storie sociali (sviluppate originariamente da Carol Gray, proprietario del "marchio") consistono in descrizioni piuttosto brevi di situazioni, eventi o attività. Possono essere ottimi strumenti per supportare le persone con autismo in alcune delle loro difficoltà sociali- per esempio, possono aiutare a imparare e "fare pratica" nel memorizzare o applicare le regole sociali che caratterizzano le situazioni quotidiane o a prepararsi in anticipo a determinati eventi  (aiutando la persona a crearsi una idea di cosa succederà', come comportarsi etc, e di conseguenza gestire meglio l'ansia)


Un modo in cui si possono presentare le storie sociali è quello di usare delle strisce a fumetti. Carol Gray suggerisce di usare:
- immagini, figure e simboli per rappresentare scambi sociali o conversazioni tra personaggi
- colori diversi per rappresentare lo stato emotivo dei diversi personaggi

Le strisce a fumetti transformano alcuni elementi piu astratti o implici di diverse situazioni o conversazioni rendendole piu "concrete" e quindi piu semplici da spiegare e digerire.

Gray suggerisce nelle sue linee guida (per chi non lo sapesse, recentemente ha pubblicato un manuale sull'uso delle storie sociali http://www.erickson.it/Libri/Pagine/Scheda-Libro.aspx?ItemId=41494) che sarebbe ideale che la persona autistica fosse quella incaricata di disegnare i fumetti e il loro contenuto, con il support ovviamente di insegnanti e genitori. In particolare, Gray consiglia di partire con una conversazione riguardante l'argomento o la situazione che si vorrebbe esaminare con la persona autistica; da li', iniziare a chiedergli/le domande più; specifiche e poi disegnare più nel dettaglio la situazione, potenziali problemi o imprevisti, e potenziali problemi. Le strisce a fumetti possono essere particolarmente utili per rendere più "concreto" un evento o problema futuro e creare un piano d'azione. Al solito, e' sempre una buona idea cercare di rendere chiaro alla persona autistica che non e' detto che le cose si svolgeranno esattamente come immaginato e che potrebbero esserci degli imprevisti (le strisce a fumetti potrebbero tornare utili in questo caso nel rappresentare o predirre possibili scenari alternativi e come potrebbero essere affrontati!) Spulciando sul web, ho scoperto che esistono alcune applicazioni online per creare le proprie storie sociali in forma di strisce a fumetti, tra cui: Strip Designer e Bookabi. Essendo state sviluppate in America, non so se sia possible scaricarle altrove, ma se qualcuno riesce o conosce altre applicazioni, faccia un fischio!
Qui sotto vi ho copiato e incollato un po' di esempi di strisce a fumetti create apposta per persone autistiche, trovate sul web. Continuerò ad aggiornare il post mano a mano che ne trovo altre. Se avete altre storie o strisce che vorreste condividere, lasciate pure un commento!
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from: http://www.aspergerssocialstories.com/2012/03/suggest-social-story.html

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From http://www.showme.com/search/?q=Comic%20strip%20autism

Saturday 27 May 2017

Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) e autismo

Cosa è la terapia cognitivo comportamentale? 

La terapia cognitivo-comportamentale (Cognitive Behavioural Therapy - CBT) è un tipo di terapia psicologica molto affermata e utilizzata a livello internazionale. Ha la più vasta e robusta base scientifica: una moltitudine di studi ha dimostrato la sua efficacia nel trattamento di disturbi di ansia e dell'umore in percentuali significative di persone, dimostrandosi in vari casi ugualmente o più efficace dell'uso di farmaci¹. In Inghilterra è tipicamente il trattamento di prima scelta offerto dalla sanità pubblica per la maggior parte dei problemi psicologici.

Questo tipo di terapia si basa su dei principi molto semplici. Una delle idee "cardine" è che esista un forte collegamento tra le seguenti componenti:
- I nostri pensieri ricorrenti ("Thoughts"), ovvero ogni idea o ragionamento "verbale" che ci passa per la mente - per esempio: "Sono un fallimento" o "Non ci riuscirò mai". Rappresentano come interpretiamo la nostra realtà quotidiana - Le nostre emozioni ("Feelings") - per esempio, la tristezza o l'ansia - Le nostre sensazioni fisiologiche ("Body")- per esempio, la letargia o il batticuore - I nostri comportamenti, ("Behaviours"), ovvero quello che decidiamo di fare o NON fare nella nostra vita quotidiana - per esempio, stare in disparte durante un evento o decidere di stare a letto anzichè uscire. 
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Secondo la CBT, i nostri pensieri, emozioni, sensazioni fisiche, e comportamenti si influenzano costantemente a vicenda. Quando questi hanno principalmente una connotazione negativa (come negli esempi dati sopra), iniziano i problemi, E' come se si creassero dei "circoli viziosi", in cui la persona rimane "bloccata" rimanendo prigioniera di uno stato di tristezza o ansia frequente o cronico. Pensate alle quattro componenti descritte sopra come i diversi ingranaggi di un orologio - questi sono tutti inter-dipendenti e appena uno si guasta, l'intero orologio smette di funzionare. Qual è la soluzione? Secondo la CBT, per riuscire a sentirci meglio, è necessario  "rompere" i propri "circoli viziosi" in cui si è rimasti incastrati, lavorando sulle singole componenti. 
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Immagine tratta da: Pinterest

La CBT tende ad avere una breve durata (tipicamente da un minimo di 6 a un massimo di 20 sessioni da circa 50 minuti/un'ora l'una) ed è una terapia molto concentrata sul presente (anziche' sul passato), e "pratica", poiche' richiede la partecipazione attiva del'individuo nel generare e sperimentare soluzioni per i propri problemi (ovviamente con la guida e il supporto del terapeuta). Non aspettatevi di passare ore ed ore sul divano a parlare della vostra infanzia come si osserva spesso nei film! Le sessioni di CBT tendono ad essere molto strutturate e pragmatiche, poichè si concentrano spesso sull'imparare e sperimentare tecniche pratiche. Uno dei principali scopi della CBT è che il paziente termini il corso di terapia avendo acquisito una serie di strategie che lo rendano il "terapeuta di se stesso"..
La CBT e l'autismo Nei paesi anglosassoni, o per lo meno nella zona in cui vivo io, la CBT  viene spesso offerta anche all'interno di servizi specializzati in supportare persone con autismo, sia bambini sia adulti. Sia chiaro: lo scopo della terapia CBT non è quello di far "guarire" dall'autismo, ma di supportare le persone a provare a vedere situazioni da una prospettiva diversa, ed equipaggiarle con nuove strategie per affrontare i problemi quotidiani e sentimenti negativi come la tristezza o l'ansia . Al momento solo un limitato numero di studi è stato condotto allo scopo di valutare l'efficacia della CBT (circa una dozzina). I risultati ottenuti finora però sono promettenti, e suggeriscono che la terapia CBT, con le appropriate modifiche e se condotta da terapeuti ben formati, può risultare particolarmente efficace nella riduzione dell'ansia (se siete interessati a leggere una recente review degli studi disponibili, vi consiglio di leggere questo articolo²)
Nei prossimi posts descriverò alcune delle tecniche principali usate in CBT - si tratta di strategie relativamente semplici ma spero che alcuni possano trovarle utili, per se stessi o i propri cari! Nel frattempo, se siete interessati ad approfondire l'argomento, potreste consultare i link qui sotto (purtroppo in inglese, ma sono felice di dare una mano a tradurre per chi avesse bisogno):
http://www.therapistaid.com/therapy-guide/cbt-psychoeducation http://network.autism.org.uk/sites/default/files/ckfinder/files/Ozsivadjian-CBT-for-young-people-with-an-ASD.pdf https://iancommunity.org/cs/simons_simplex_community/cognitive_behavioral_therapy
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Image from: therapistaid.com

¹ Hoffman et al, Cognit Ther Res. 2012 Oct 1; 36(5): 427–440. ² Danial & Wood J Dev Behav Pediatr. 2013 Nov-Dec;34(9):702-15. 

Thursday 2 June 2016

Raccolta di storie sociali da scaricare e stampare- IN AGGIORNAMENTO

Creare storie sociali individualizzate richiede tempo - una risorsa che spesso scarseggia per i genitori di figli con autismo! Per questo motivo ho iniziato a raggruppare esempi di storie sociali trovate online in base a diverse categorie. 

Scrivete pure un commento se avete altri esempi da aggiungere che non sono già nella lista. 

Per chi fosse interessato, ho spiegato brevemente come creare storie sociali in questo post: "Come creare storie sociali"

 Regole sociali e comportamenti di tutti i giorni
Storie sociali specifiche al comportamento a scuola
Storie sociali su come affrontare imprevisti e cambiamenti

Saturday 28 May 2016

Consigli su come gestire le vacanze estive per i genitori di bambini con autismo

L'estate può essere una stagione abbastanza difficoltosa da affrontare per i bambini con autismo. Al termine della stagione scolastica veranno a mancare per alcuni mesi molte delle routine portate avanti durante il resto dell'anno. Questo ha il potenziale di provocare  in loro un forte senso di ansia e spaseamento, e stress e preoccupazione per i genitori nel tentativo di tranquillizare e gestire nel miglior modo possibile i propri figli. Allo scopo di rendere l'estate un periodo il più calmo e piacevole possibile per genitori e bambini, ho raccolto una serie di consigli trovati su internet che spero possiate trovare utili. 

[Di seguito, riassunto e traduzione liberi di Giulia Bellesi da: http://www.myaspergerschild.com/2011/05/aspergers-children-and-summer-vacation.html]

1) Domandate in anticipo a vostri figli se hanno dei piani o delle aspettative riguardo a cosa succederà quando finirà la scuola. Fare ciò aiuterà a chiarire in anticipo se le vostre idee coincidono e se c'è qualcosa in particolare che li preoccupa
2) Preparate i vostri figli in anticipo ai cambiamenti; per esempio, se il piano che avete in mente è che trascorrano ogni mattina dal lunedì al venerdì con i nonni (anzichè andare a scuola), fateglielo sapere il prima possibile così che non sia una "sorpresa" e possano iniziare a prepararsi mentalmente per il cambiamento.

3) Create insieme un calendario con le attività e i cambiamenti principali che avranno luogo durante l'estate, con date e orari (per esempio corso di nuoto due volte a settimana, vacanze, visite ai parenti, etc). Fate in modo che il calendario comprenda una serie di attività strutturate che infondano un senso di sicurezza e certezza ai vostri figli riguardo a cosa accadrà durante l'estate. 

4) Non esagerate con il numero di attività giornaliere che pianificate per i vostri bambini. Fate in modo che ci siano dei periodi durante la giornata in cui possano fare ciò che desiderano in quel momento (per esempio dedicarsi ai loro interessi speciali) e possano liberare la propria creatività.

5) Per quanto possibile, cercate di mantenere alcune delle routine o dei rituali portati avanti durante l'anno scolastico che i vostri figli sono stati felici di seguire (esempi possono essere l'orario della colazione/pranzo/cena, mangiare certi cibi durante certi giorni, etc). Fare ciò ha il potenziale di essere rassicurante per i vostri figli e diminuire l'ansia associata a questa stagione di cambiamenti. 

6) Durante viaggi e vacanze, le seguenti strategies possono rivelarsi particolarmente utili:
- Portare con voi CD/lettori MP3/etc con la musica preferita da vostri figli, così che possano ascoltarla durante i viaggi in auto/aereo/etc o in particolari momenti della giornata per tranquillizzarsi o svagarsi
- Portare con voi alcuni dei loro giocattoli preferiti - specialmente quelli che trovano più "rassicuranti" o che coincidono con i loro interessi speciali
- Portare con voi (per quanto possible) almeno alcuni dei loro cibi preferiti (per esempio cereali, frutta, merendine). 
- Per lunghi viaggi in macchina, può essere utile pianificare alcuni giochi che coinvolgano tutta o parte della famiglia, Qui potete trovare molti esempi: http://www.quantomanca.com/giochi_auto/index
Anche in questo caso, può essere particolarmente efficace allo scopo di tenere occupato (e interessato) il bambino scegliere un gioco che coinvolga i suoi interessi. Per esempio, se i vostri figli sono affascinati dai numeri, potrebbero trovare divertente giocare a trovare certe cifre su targhe, cartelloni, etc (qui un esempio http://www.quantomanca.com/giochi_auto/gruppo6)


7) Nei limiti del possibile, cercate di intraprendere attività familiari durante gli orari della giornata che sono i meno affollati. Per esempio, se state pianificando di portare i vostri figli in spiaggia, evitate gli orari di punta come l'ora di pranzo, in cui i livelli di affollamento e rumore saranno particolarmente elevati

7) Per diminuire il senso di incertezza, e preparare i vostri figli il più possible a nuovi contesti e situazioni sociali mai affrontate prima, l'uso di storie sociali può rivelarsi particolarmente utile. Ho parlato di come creare alcune storie sociali in questo post: http://pianetaautismo.blogspot.co.uk/search/label/Storie%20sociali%3A%20come%20creare%20storie%20sociali

Per creare una storia sociale semplice e veloce, una idea potrebbe essere trovare delle immagini o fotografie del posto in cui andrete in vacanza o della nuova attività che intraprenderanno i vostri figli. Insieme potreste scrivere una o più storie che illustrino cosa succederà e cosa farenno. Potreste anche creare diversi scenari di cose che potrebbero succedere (per esempio, la mattina in spiaggia, ci saranno molti altri bambini. E' possibile che qualcuno di loro si avvicini a te e ti chieda se hai voglia di giocare. ....Cosa potrebbe succedere? .....Cosa pensi che potresti rispondere?.... A cosa potreste giocare?....). Storie di questo tipo potrebbero aiutare i bambini a essere più "preparati" e allenati di fronte a situazioni nuove e potenzialmente stressanti (soprattutto all'inizio!)

            Buone vacanze a tutti!







Monday 22 September 2014

Il mio partner ha l'autismo: alcuni problemi tipici e consigli


Non e' una novità che far funzionare una relazione amorosa o un matrimonio richieda molto, molto lavoro. Ma come comportarsi quando il proprio partner ha l'autismo?

Si può iniziare una relazione sapendo fin dall'inizio (o quasi) che il proprio partner è autistico; lo si può iniziare a sospettare nel corso del tempo senza averne la certezza; o si può scoprire molti anni dopo, magari dopo che un figlio è stato diagnosticato. 

Nella mia esperienza ho riscontrato che questa ultima cosa tende ad accadere molto spesso, e che quando arriva la diagnosi per il figlio, tante dinamiche che coinvolgevano la coppia iniziano ad assumere un senso e un significato per entrambi i suoi membri.

Il mio partner ha l'autismo: potenziali problemi di coppia

Questa è una serie di problematiche che una coppia con un partner autistico può incontrare. Ovviamente, non è detto che questo sia il caso, e bisogna notare come queste difficoltà possano caratterizzare anche innumerevoli coppie "neuro-tipiche"

- Stress nei contesti sociali: quando le persone con autismo presentano problemi a relazionarsi in modi socialmente appropriato con gli altri, il partner senza autismo può ritrovarsi nella situazione di dover cercare di essere sempre pronto a intervenire per "fermare" o frenare i comportamenti del partner autistico, per salvare se stessi e/o il partner dall'imbarazzo. Socializzare può quindi diventare semplicemente un sacco di lavoro, anziché uno svago o un divertimento, con il risultato che la coppia si isola sempre di più, oppure che i due partner iniziano a condurre vite separate.

Problemi sessuali: questi possono scaturire in parte dalla elevata sensibilità sensoriale caratteristica delle persone autistiche, per cui a molti non piace essere toccati, o desiderano toccare e/o essere toccati solo in certi punti o in certi modi; in parte da problemi nel riuscire a comprendere cosa stia provando il partner. Le persone con autismo infatti possono fare molta più fatica nel leggere correttamente il linguaggio non verbale del proprio partner e sulla base di ciò capire se lei/lui stia (o non stia) provando piacere in quel momento.

- Problemi nella genitorialità: Il partner senza autismo può disapprovare o addirittura rimanere scioccato da alcuni atteggiamenti che il partner con autismo tiene nei confronti dei figli; in particolare, accade spesso che il partner senza autismo trovi l'altro non sufficientemente empatico e affettuoso nei confronti dei figli. Il partner con autismo può far fatica a riconoscere quando il proprio figlio è in difficoltà, ha bisogno di essere rassicurato, o fare nei suoi confronti commenti eccessivamente taglienti. Talvolta il partner autistico è eccessivamente severo o eccessivamente permissivo, lasciando così la maggior parte dei compiti genitoriali all'altro partner. Queste problematiche possono creare un vero e proprio campo di battaglia, sebbene entrambi i genitori amino i propri figli. 

Alcuni modi per comunicare al meglio con un partner con autismo


- Comunicate i vostri bisogni in modo diretto, in modo verbale o anche scritto, cercando di essere il più neutri e meno "emotivi" possibile nel vostro linguaggio. Non "accennate", "cercate di far capire" o seminate indizi nella speranza che il partner capisca - in questo modo aumenterete solo il carico di lavoro per entrambi e posticiperete ulteriormente la risoluzione di qualunque conflitto

- Definite regole chiare riguardanti la genitorialità. Discutete insieme e stabilite in modo esplicito che approccio utilizzare con i vostri figli, in generale o in situazioni specifiche, in modo tale da essere entrambi coerenti nei vostri comportamenti, e non creare confusione nei figli

- Prendete in considerazione l'idea della terapia di coppia. Una buona idea potrebbe essere quella di iniziare con della terapia individuale, per ciascun membro della coppia, e poi passare alla terapia di coppia. Non si può infatti in nessun caso e da nessuna delle due parti pretendere di "aggiustare"il partner, ma si può imparare a comprenderlo di più. Leggete quanto più potete libri, articoli, blog e siti internet riguardanti l'autismo e le sue caratteristiche per aiutare voi stessi a comprendere i comportamenti del vostro partner ( o i comportamenti di voi stessi, se avete l'autismo)

Friday 19 September 2014

Come stabilire un corretto contatto oculare con gli altri

L'"eye contact", ovvero il contatto oculare con gli altri, spesso può rappresentare una grossa difficoltà per i bambini o gli adulti con autismo.

Questi sono alcuni dei problemi più frequenti che alcuni dei ragazzi autistici che ho conosciuto mi hanno detto di avere per quanto riguarda il contatto visivo:
- Si dimenticano di stabilirlo
- Trovano difficile "calibrarlo", per esempio: quanto a lungo dovrebbero guardare negli occhi qualcuno prima di distogliere lo sguardo? 
- Li fa sentire a disagio, in particolare con le persone che non conoscono particolarmente bene
- Non lo sentono necessario
Ho raccolto di seguito un po' di consigli utili per aiutare le persone con autismo a migliorare il proprio contatto visivo, qualora lo desiderino:

- Il primo consiglio è una tecnica che usa un ragazzo autistico che conosco. Quando l'ho incontrato, sono rimasta stupita dall'appropriatezza del suo contatto visivo. Mi ha poi rivelato che in realtà guardare le persone negli occhi  lo mette estremamente a disagio, e lui non lo fa affatto! Bensì, focalizza la sua attenzione nello spazio tra gli occhi del suo interlocutore, quello proprio alla cima del naso, per intenderci. In questo modo lui si sente molto più a suo agio, e vi assicuro che la differenza col guardare diretto negli occhi è difficile da notare.

- Se uno dei vostri problemi è che vi dimenticate di stabilire un contatto oculare, chiedete a qualcuno di vostra fiducia (per esempio, un genitore, il partner, un amico etc.) di ricordarvi di farlo ogni volta che nota che ve lo siete dimenticato. Col tempo, diventerà automatico, o quasi.
Se si tratta di vostro figlio o di un vostro alunno, cercate di farglielo notare con gentilezza, evitando di porre troppa pressione su di lui. Ricordate che per una persona autistica il contatto oculare può essere una esperienza poco gradevole, e che farlo potrebbe richiedere più sforzo per lui che per gli altri bambini.

- Cercate di calibrare la durata. Il contatto oculare non dovrebbe essere né troppo breve né troppo prolungato, e le stesso vale per le sue pause. Purtroppo, però, è difficile se non impossibile quantificare numericamente quanto tempo dovrebbe durare esattamente, in quanto questo dipende da innumerevoli fattori, che spaziano dall'identità dell'interlocutore, al contesto, all'argomento, e così via. Qualcuno suggerisce che quando si sta interagendo con una sola persona, un contatto oculare della durata tra i 6 e i 20 secondi dovrebbe risultare come piuttosto naturale, mentre in una situazione di gruppo 2/3 secondi sono sufficienti, in quanto c'è la necessità di spostare il proprio sguardo sulle altre persone. Questi però non sono dati empirici e quindi vanno presi solo come parametri guida.

- Se trovate il contatto oculare sgradevole, o non vi sentiti sicuri riguardo a quanto dovrebbe durare prima di volgere lo sguardo altrove, potete  optare per un compromesso. Stabilite un contatto ogni qualvolta che voi o il vostro interlocutore iniziate un frase, in modo tale da rassicurare l'altra persona del fatto che stiate seguendo la conversazione. Cercate di mantenerlo per almeno paio di secondi, e poi spostate lo sguardo. Dopo un altro paio di secondi, provate a ristabilirlo per poi spostarlo poco dopo, e così via. Può essere una buona ed efficace via di mezzo.

- Le persone tendono a notare di più l'assenza di contatto oculare quando esse stanno parlando, anziché il contrario. Quindi, se stabilire un contatto vi risulta difficile o sgradevole, cercate di sforzarvi principalmente quando il vostro interlocutore sta parlando, e rilassatevi di più quando invece tocca a voi. 

- Se siete insieme ad un'altra persona, ma non state interagendoevitate di cercare di stabilire un contatto oculare.  Se questa persona infatti si accorgesse che le state guardando, potrebbe sentirsi in imbarazzo e non capire perché lo state facendo.

- Se si tratta di vostro figlio o di un alunno, provate a spiegargli l'importanza del contatto oculare usando delle storie socialiQui il mio post su come creare storie sociali.

- Siate onesti. Nonostante il contatto oculare sia ritenuta un comportamento importante nelle interazioni sociali della nostra società, ricordatevi che sta solo a voi decidere se volete cercare di compiere questo sforzo o meno, e che il contenuto di ciò che avete da dire dovrebbe essere di gran lunga più importante della vostra abilità di mantenere lo sguardo su qualcun'altro. Se perciò vi trovate in una situazione in cui non potete, riuscite o volete stabilire un contatto visivo, ma ritenete che ci si aspetti che lo facciate, provate semplicemente ad essere onesti. Questo non significa che dobbiate spiegare a 
che avete l'autismo; semplicemente, fate presente al vostro interlocutore che se state mostrando poco contatto visivo non è perché non siete interessati a lui o a quello che ha da dire, ma semplicemente perché a volte vi aiuta a concentrarvi meglio.

Wednesday 17 September 2014

La Token Economy - versione classica

La "Token Economy" è un sistema spesso utilizzato con successo nei bambini con autismo, che ha lo scopo di incentivarli a comportarsi in modo socialmente appropriato. 

Tipicamente si utilizzano due tipi di Token Economy:
- La versione "classica", che molti ritengono particolarmente efficace nell'ambiente casalingo/familiare
-La versione "cooperativa", che molti ritengono particolarmente efficace a scuola, più della versione classica

Si basa sul principio del "rinforzare" i comportamenti positivi ogni volta che sono compiuti dal bambino, al fine di incrementare la loro frequenza.


I principi su cui si basa la token economy  sono semplici:

1- Si associa a un certo comportamento appropriato (per esempio, lavarsi i denti dopo mangiato, salutare la maestra al mattino, etc. - a seconda delle difficoltà individuali) un certo numero di "tokens", ossia un certo numero di "punti"

2- Quando il bambino ha accumulato un certo numero di punti, può ottenere di "scambiarli" per qualcosa che desidera o lo interessa

3- Preferibilmente, l'oggetto di "scambio" non dovrebbe essere qualcosa di materiale, bensì una attività; ad esempio, una gita fuori porta, una visita a un museo di interesse al bambino, un'ora in più di gioco la sera... e così via.

Se ne avete a disposizione, potreste usare veri e propri gettoni di plastica, o crearne voi alcuni col cartoncino, da dare come punti al bambino ogni volta che segue il comportamento prestabilito. In questo modo il tutto sarà ancora più "reale" e potrebbe diventare una sorta di gioco.

Può rivelarsi molto utile anche tenere un cartellone per i punti al fine di garantire la continuità della token economy e dell'aiutare il bambino a focalizzarsi sul proprio obiettivo. Ognuno può personalizzarlo come gradisce, variando format, colori etc. a seconda delle preferenze del bambino. Ecco qua un esempio estremamente base:



Nel riquadro in alto a destra, potreste attaccare una foto, una immagine simbolica, o semplicemente scrivere quale sarà il "premio" con cui il bambino desidera scambiare i suoi punti, una volta che ne avrà accumulati a sufficienza. Nella griglia in basso potreste invece tenere il conto dei punti accumulati, scrivendoli a penna oppure attaccando con dello scotch i gettoni, e così via. Per far sentire il bambino il più coinvolto possibile, cercate di far scegliere a lui come preferirebbe che fosse fatto il suo cartellone. Provate a digitare "Token Economy Autismo" su Google Images, e troverete dozzine di possibili formati e combinazioni! Alla fine del post trovate solo alcuni degli esempi che ho trovato sul web che potrebbero esservi utili come ispirazione.

Dal momento che le persone con autismo tendono a tenere molto alla continuità e alla struttura, se decidete di cominciare ad usare la token economy, inseritela a pieno titolo nella vostra routine. Decidete quindi in anticipo per esempio:
- In quali giorni, o in che momento della giornata controllerete insieme il numero accumulato di gettoni
- Entro quanto tempo potrà essere riscosso il "premio" ottenuto

Come tutte le strategie, riuscire a farla "ingranare" o a far accettare al bambino l'uso della token economy potrebbe richiedere del tempo, e primi tentativi potrebbero essere fallimentari. Cercate perciò di persistere e essere risoluti, e strutturarla con regole estremamente precise.


101_3958 text#Token economy with a working for space. Repinned by Firefly Education London @FireflyEdLondon